LA CUPOLA A MONTECARLO

20 marzo 1992. Assassinato a Mondello l’on. Salvo Lima, ultima "vittima eccellente" della Mafia.

La riunione della Cupola si tenne a Montecarlo. Per tutti aveva prenotato, in un paio di grandi alberghi vicino al Casinò (ma non i più famosi, per non dare nell’occhio), Salvatore La Pergola, detto il Marsigliese, agente della Cupola nel Principato. Da tempo, molti interessi e molte presenze della Cupola si erano trasferiti in Costa Azzurra, da Cannes a Nizza a Mentone, con centro a Monaco: era un punto d’osservazione e di raduno ideale.

Erano in sette, più Salvatore. S’erano riuniti in una saletta riservata del Casinò, a cena, dopo un giro ai tavoli della roulette e del black-jack, dove avevano lasciato qualche migliaio di franchi, ma non molti, sempre per non dare nell’occhio. Alcuni erano in smoking, altri in blu: nell’insieme erano la riproduzione perfetta di quel che si vede in un film di mafia, genere "Il Padrino".

Il capo della Cupola aprì la seduta, dicendo: "Signori miei. Ci siamo convocati qui perché mi è sembrato il punto di ritrovo più comodo. Noi tre veniamo dalla Sicilia, ma ci sono anche i nostri amici di Roma, di Francoforte, di Zurigo e di Chicago. E la prossima volta inviteremo i nostri nuovi delegati di Mosca e di Budapest, perché il nostro giro d’affari s’allarga sempre di più, ringraziando Iddio e Santa Rosalia".

"Si", ripeté, "il nostro giro s’allarga sempre di più, ma proprio in Italia ci stanno rompendo l’anima più del lecito e del solito. Politici e magistrati bugiardi, che non mantengono la parola, e tra poco arriveranno i mille miliardi per il Centro storico di Palermo, che poi diventeranno, al solito, quattro o cinquemila. Insomma, dobbiamo dare un forte avvertimento. Chi dobbiamo far fuori? E Innanzitutto, di quale categoria? Un ministro, un generale dei carabinieri, un procuratore della Repubblica?".

"Ci poni dei gravi problemi – disse riflettendo il Consigliori -. Un magistrato sarebbe più logico e giusto; ma non un magistrato carogna, uno obbiettivo, un vecchio gentiluomo come il Barreca. I giornalisti si domanderebbero: come mai, proprio col vecchio arreca se la dovevano prendere, che sostiene la non retroattività delle leggi e fa tutto secondo le regole? Come facevano i terroristi, che ammazzavano i magistrati riformisti per lasciare il pubblico in dubbio sulle loro intenzioni. Anche Carnevale andrebbe bene e sarebbe un gesto gradito a tutto il Paese; ma non accadrebbe in Sicilia e quindi sarebbe meno efficace".

"Permettimi – obiettò l’Avvocato -. Se ammazziamo dei tipi come Barreca o Carnevale, facciamo un piacere a Martelli, che francamente non se lo merita. Ecco: l’onorevole Martelli sarebbe un’ottima scelta.

"Naturalmente, l’onorevole Martelli farebbe proprio il caso nostro, ma ci sono due inconvenienti", intervenne l’Onorevole. Era stato deputato regionale per molti anni e più volte assessore. "Il primo inconveniente è che come ministro della Giustizia è troppo ben difeso; ha intorno una barriera di gorilla insormontabile anche per noi, che pure siamo bravi. Il secondo è che è ritornato a Mantova. Un omicidio a Mantova non ha nessun significato, non ha audience".

"Mi dispiace", disse l’Americano, così detto perché da molti anni viveva a Chicago e raramente veniva in Europa, se non a Parigi, dove aveva una vecchia amica, un tempo diva dello spogliarello a Pigalle e ora perennemente ubriaca; e mai rimetteva piede a Palermo. "Mi dispiace perché il ragazzo è di vecchia famiglia e di onesti costumi, ma il candidato perfetto sarebbe quel giovanotto oggi di moda, come si chiama? Leoluca Orlando. Che colpo pubblicitario! I gesuiti lo beatificherebbero; il Cardinale Pappalardo terrebbe uno di quei suoi discorsi funebri magistrali, che ormai recita a memoria; "La Repubblica" stamperebbe un’edizione straordinaria, "L’Ora" pure, e tutta Palermo parteciperebbe ai funerali, noi in testa. Un corteo da passare alla storia".

"Bello", commentò il Capo. "Bello, ma troppo ovvio, Orlando predica continuamente, sia contro la mafia sia contro l’antimafia, è un bersaglio troppo scoperto. E’ la sua tecnica, lui si salva perché strilla contro tutti. Ma soprattutto, i soliti giornalisti scriverebbero che Orlando è stato fatto liquidare da Salvo Lima".

"Accidenti", esclamò Salvatore, detto il Marsigliese. "E perché non ammazziamo appunto Salvo Lima? E’ un candidato perfetto. Lima è molto potente, ma non essendo ministro non è abbastanza difeso. E’ una figura ambigua: chi dice che rappresenta la politica dentro la mafia, chi dice che rappresenta la mafia dentro la politica. E’ amico stretto di Andreotti, e direbbero che abbiamo colpito il pallino per avvertire la biglia. Cossiga dirà che solo lui è in grado di garantire lo svolgimento delle elezioni, perché è il papà dei carabinieri. Craxi dichiarerà: "Che orribile confusione" e Berlusconi manderà in onda un altro spot della serie: "Quando Bettino era capo del governo, queste cose non succedevano". La Malfa rivelerà che già suo padre, Ugo, gli aveva confidato che Lima era in realtà il principale di Aristide Gunnella. Forlani affermerà che è un delitto terroristico e che Lima era come Aldo Moro, tale e quale. Il ministro Mannino (empedoclese di grande saggezza) osserverà che "quando uno viene ucciso è sempre una vittima" e quindi merita la Messa del Cardinale e l’applauso della plebe palermitana. Andreotti argomenterà che si tratta di un crimine politico, ordinato per "una volta dittatoriale", con oscura allusione a…".

Il Capo accondiscese: "E così vada. Ma come lo facciamo fuori? Ha casa al Lido di Mondello, potremmo metterci una bomba come per Falcone…".

"Non scherziamo", disse il Consigliere. "Quello era un semplice avvertimento. Ma stavolta non si scherza, organizzerò tutto io", e si mise la mano sul cuore.

Fuori, la giornata monegasca era bellissima. "Domani vi porto al Carnevale di Nizza", propose Salvatore, il Marsigliese. "C’è tempo per tornare a Palermo, città che puzza di morte, non riuscirei più a vivere in un simile obitorio. Quando deciderete di farmi fuori, s'il vous plaît, fatelo qui, date l’ordine a un buon marsigliese che mi spari davanti a una fumante "bouillabaisse"".